I gioielli sul cratere: Genzano e Nemi
Se si osservano i centri storici da una certa distanza, quella giusta, quella che permette di vedere bene tutto il complesso degli spazi e delle case, l’emergere delle torri o dei campanili, le strutture minute e quelle massicce, è possibile rintracciare non solo la coesione fisica ma anche la coesione sociale delle comunità. Il modo di vivere degli abitanti di un luogo conforma l’aspetto stesso di quel luogo.
Nei centri antichi gruppi di persone e comunità organizzate hanno trascorso il tempo della vita e sono riuscite a svolgere le loro attività produttive, culturali e di svago in condizioni di relativa autonomia. In questo si riconosce l’aspetto vitale di un insediamento. Queste persone hanno contribuito alla trasformazione ed all’uso dello spazio abitato, hanno interpretato il rapporto tra il mondo fisico circostante e gli edifici mantenendo l’equilibrio tra la dimensione locale e la dimensione territoriale. Hanno in questo modo contribuito alla costruzione dell’immagine stessa della città .
Possiamo seguire il profilo degli antichi nuclei urbani non solo alla scoperta dei connotati fisici ma anche più in profondità alla scoperta dell’anima e dello spirito di quell’organismo.
Questi fattori stratificano la vita dei centri antichi da moltissimo tempo; le sensazioni che il visitatore ha guardando sono molteplici e profonde. Egli riconosce il cammino dell’esistenza, gli sforzi fatti per garantire il vivere, le giustizie e le ingiustizie e tutte quelle profonde emozioni che ci assediano attraversando luoghi densi di storie e ricchi di avvenimenti. Forse per questo i centri storici suscitano sempre nei visitatori sentimenti che vanno dall’ammirazione alla nostalgia. Anche da lontano la fantasia non smette di accendersi.
Abbiamo la fortuna di poter ammirare due autentici gioielli incastonati sul bordo del cratere del lago di Nemi e di riconoscerne la possibile storia, raccontata o immaginata. Genzano verso il mare e Nemi verso monte. Sorgono su straordinarie emergenze geologiche e geomorfologiche che sono state giudicate di notevole interesse e meritevoli di attenzione e tutela perché hanno determinato l’attuale straordinario paesaggio e sono la testimonianza di importanti fasi della storia della Terra. Sembra quasi che, prima della nascita delle città, la terra abbia preparato i geositi perché meglio venissero accolte le fondamenta delle strutture urbane. Sono anche zone di rilevante interesse naturalistico e peculiari per l’aspetto fisico, climatico e strutturale. In questo straordinario paesaggio le comunità hanno creato due distinte esistenze tanto speciali quanto diverse perché teatro di storie umane differenti.
Un itinerario
per vedere
da lontano
Scendendo dalla via Nemorense di mattina il sole illumina il profilo di Genzano che si specchia sulle acque del lago; dal lato opposto Nemi disteso e pacato con la sua torre solenne. Entrambi si posano sul sito di uno dei crateri dell’antico Vulcano Laziale, non c’è traccia di forzature nella giacitura e nella conformazione urbana a differenza di molti nuovi agglomerati moderni che appaiono stridenti ed in contrasto con l’ambiente circostante, forse perché nascono troppo in fretta e non hanno storie antiche e sensibili da raccontare. Nei caseggiati di queste nuove realtà urbane, spesso con pochi servizi, gli abitanti con le loro storie intense e personali non trovano le stesse atmosfere di una piazzetta o dei vicoli di un centro storico. Con grande sforzo devono ricostruire da capo un’esistenza.
Qui nelle stradine e negli spazi delle antiche Genzano e Nemi di eventi se ne percepiscono in quantità, basta osservare la fitta tessitura delle costruzioni, le sagome delle chiese, i piani delle case commisurati alla pericolosità sismica, i balconi, le finestre, le terrazze, i muri, i cornicioni, i tetti, i comignoli. (fig. 1-3)
La strada che collega Nemi a Genzano, la via Nemorense appunto, negli ultimi sessanta anni ha aperto spazi maggiori al panorama ed al paesaggio. Prima era un collegamento ristretto, una stradina quasi e due secoli fa un sentiero. Nemi si collegava con il fuori principalmente attraverso l’attuale via del lago, dalla parte opposta. Questa strada, oltrepassata la “portella” medievale, immetteva a destra sulla via Roma detta degli “alberi santi”, e collegava i paesi vicini a nord-est e la capitale. Il toponimo è la memoria del Nemus, il bosco sacro, inaccessibile ai comuni mortali, luogo ricco di notissimi miti, storie e leggende tra le quali basta ricordare il mito di Ippolito, la tragedia del Rex Nemorensis, le vicende del Santuario, le navi di Caligola. A sinistra dopo la “portella”, invece, si scendeva e, se pur a fatica ancora oggi si scende, al Tempio di Diana ed alla fertile valle del lago.
Quanto alla via Nemorense, gli anziani raccontano di vasti lavori nella prima metà del secolo XIX per migliorarne la percorrenza. Un capomastro, il sig. Peppino Lattanzi, ricorda in modo particolareggiato la serie di grosse arcate costruite per l’ampliamento della strada che si trovano davanti l’attuale casa di cura Villa delle Querce. “Ho lavorato – dice – per realizzare le centine in mattoni disposti in foglio secondo una tecnica che chiamavamo a punto ritrovato e a due principi. In questo modo si disponevano le file alternate dei mattoni con malta “grassa” senza ricorrere alle pesanti e macchinose centine in legno. Queste volte dello spessore di pochi centimetri hanno una straordinaria resistenza ed hanno permesso la realizzazione degli arconi sui quali è poggiato il piano stradale”. Si può scendere, con cautela, sotto la strada e vedere l’intradosso delle volte con luci fino a dieci metri; non c’è una minima lesione neanche di assestamento (scheda1).
Da qui si vede bene il profilo dei due paesi con il palazzo Sforza-Cesarini a Genzano, e il Palazzo Ruspoli verso Nemi. Un tempo le comunità erano socialmente più distanti, perché legate a diverse famiglie nobiliari spesso in antagonismo tra di loro. Ora le imponenti costruzioni sono i riferimenti più importanti dei due comuni e si dovrebbe continuare nello sforzo di renderle completamente disponibili alla cultura delle città. Esse giganteggiano nella minuta tessitura delle case, sono i capisaldi ed i traguardi prospettici della struttura urbana che insieme agli edifici religiosi ed all’architettura popolare hanno determinato la conformazione, l’unicità e la bellezza di Genzano e Nemi. I due profili si vedono bene anche dalla località “Le Piagge” di fronte alla Nemorense dall’altra parte del lago; non sono molti i punti del cratere vulcanico dai quali, voltando semplicemente lo sguardo, è possibile percepire le due realtà urbane alla stessa dimensione e distanza senza avere troppo vicino l’una e troppo distante l’altra. La vista restituisce con maggiore obiettività l’immagine dei nuclei storici in tutto il loro pacato, sereno ma intenso fascino di gioielli sul lago. I punti panoramici lungo le strade che contornano il lago andrebbero risolti con un minimo di spazi per sostare, ammirare, fotografare, spazi qualificanti e liberi dalle recinzioni e dai manufatti precari, che compromettono la vista sul paesaggio. Sarebbe un piccolo passo in più verso il mantenimento e la valorizzazione.
Nei centri antichi gruppi di persone e comunità organizzate hanno trascorso il tempo della vita e sono riuscite a svolgere le loro attività produttive, culturali e di svago in condizioni di relativa autonomia. In questo si riconosce l’aspetto vitale di un insediamento. Queste persone hanno contribuito alla trasformazione ed all’uso dello spazio abitato, hanno interpretato il rapporto tra il mondo fisico circostante e gli edifici mantenendo l’equilibrio tra la dimensione locale e la dimensione territoriale. Hanno in questo modo contribuito alla costruzione dell’immagine stessa della città .
Possiamo seguire il profilo degli antichi nuclei urbani non solo alla scoperta dei connotati fisici ma anche più in profondità alla scoperta dell’anima e dello spirito di quell’organismo.
Questi fattori stratificano la vita dei centri antichi da moltissimo tempo; le sensazioni che il visitatore ha guardando sono molteplici e profonde. Egli riconosce il cammino dell’esistenza, gli sforzi fatti per garantire il vivere, le giustizie e le ingiustizie e tutte quelle profonde emozioni che ci assediano attraversando luoghi densi di storie e ricchi di avvenimenti. Forse per questo i centri storici suscitano sempre nei visitatori sentimenti che vanno dall’ammirazione alla nostalgia. Anche da lontano la fantasia non smette di accendersi.
Abbiamo la fortuna di poter ammirare due autentici gioielli incastonati sul bordo del cratere del lago di Nemi e di riconoscerne la possibile storia, raccontata o immaginata. Genzano verso il mare e Nemi verso monte. Sorgono su straordinarie emergenze geologiche e geomorfologiche che sono state giudicate di notevole interesse e meritevoli di attenzione e tutela perché hanno determinato l’attuale straordinario paesaggio e sono la testimonianza di importanti fasi della storia della Terra. Sembra quasi che, prima della nascita delle città, la terra abbia preparato i geositi perché meglio venissero accolte le fondamenta delle strutture urbane. Sono anche zone di rilevante interesse naturalistico e peculiari per l’aspetto fisico, climatico e strutturale. In questo straordinario paesaggio le comunità hanno creato due distinte esistenze tanto speciali quanto diverse perché teatro di storie umane differenti.
Un itinerario
per vedere
da lontano
Scendendo dalla via Nemorense di mattina il sole illumina il profilo di Genzano che si specchia sulle acque del lago; dal lato opposto Nemi disteso e pacato con la sua torre solenne. Entrambi si posano sul sito di uno dei crateri dell’antico Vulcano Laziale, non c’è traccia di forzature nella giacitura e nella conformazione urbana a differenza di molti nuovi agglomerati moderni che appaiono stridenti ed in contrasto con l’ambiente circostante, forse perché nascono troppo in fretta e non hanno storie antiche e sensibili da raccontare. Nei caseggiati di queste nuove realtà urbane, spesso con pochi servizi, gli abitanti con le loro storie intense e personali non trovano le stesse atmosfere di una piazzetta o dei vicoli di un centro storico. Con grande sforzo devono ricostruire da capo un’esistenza.
Qui nelle stradine e negli spazi delle antiche Genzano e Nemi di eventi se ne percepiscono in quantità, basta osservare la fitta tessitura delle costruzioni, le sagome delle chiese, i piani delle case commisurati alla pericolosità sismica, i balconi, le finestre, le terrazze, i muri, i cornicioni, i tetti, i comignoli. (fig. 1-3)
La strada che collega Nemi a Genzano, la via Nemorense appunto, negli ultimi sessanta anni ha aperto spazi maggiori al panorama ed al paesaggio. Prima era un collegamento ristretto, una stradina quasi e due secoli fa un sentiero. Nemi si collegava con il fuori principalmente attraverso l’attuale via del lago, dalla parte opposta. Questa strada, oltrepassata la “portella” medievale, immetteva a destra sulla via Roma detta degli “alberi santi”, e collegava i paesi vicini a nord-est e la capitale. Il toponimo è la memoria del Nemus, il bosco sacro, inaccessibile ai comuni mortali, luogo ricco di notissimi miti, storie e leggende tra le quali basta ricordare il mito di Ippolito, la tragedia del Rex Nemorensis, le vicende del Santuario, le navi di Caligola. A sinistra dopo la “portella”, invece, si scendeva e, se pur a fatica ancora oggi si scende, al Tempio di Diana ed alla fertile valle del lago.
Quanto alla via Nemorense, gli anziani raccontano di vasti lavori nella prima metà del secolo XIX per migliorarne la percorrenza. Un capomastro, il sig. Peppino Lattanzi, ricorda in modo particolareggiato la serie di grosse arcate costruite per l’ampliamento della strada che si trovano davanti l’attuale casa di cura Villa delle Querce. “Ho lavorato – dice – per realizzare le centine in mattoni disposti in foglio secondo una tecnica che chiamavamo a punto ritrovato e a due principi. In questo modo si disponevano le file alternate dei mattoni con malta “grassa” senza ricorrere alle pesanti e macchinose centine in legno. Queste volte dello spessore di pochi centimetri hanno una straordinaria resistenza ed hanno permesso la realizzazione degli arconi sui quali è poggiato il piano stradale”. Si può scendere, con cautela, sotto la strada e vedere l’intradosso delle volte con luci fino a dieci metri; non c’è una minima lesione neanche di assestamento (scheda1).
Da qui si vede bene il profilo dei due paesi con il palazzo Sforza-Cesarini a Genzano, e il Palazzo Ruspoli verso Nemi. Un tempo le comunità erano socialmente più distanti, perché legate a diverse famiglie nobiliari spesso in antagonismo tra di loro. Ora le imponenti costruzioni sono i riferimenti più importanti dei due comuni e si dovrebbe continuare nello sforzo di renderle completamente disponibili alla cultura delle città. Esse giganteggiano nella minuta tessitura delle case, sono i capisaldi ed i traguardi prospettici della struttura urbana che insieme agli edifici religiosi ed all’architettura popolare hanno determinato la conformazione, l’unicità e la bellezza di Genzano e Nemi. I due profili si vedono bene anche dalla località “Le Piagge” di fronte alla Nemorense dall’altra parte del lago; non sono molti i punti del cratere vulcanico dai quali, voltando semplicemente lo sguardo, è possibile percepire le due realtà urbane alla stessa dimensione e distanza senza avere troppo vicino l’una e troppo distante l’altra. La vista restituisce con maggiore obiettività l’immagine dei nuclei storici in tutto il loro pacato, sereno ma intenso fascino di gioielli sul lago. I punti panoramici lungo le strade che contornano il lago andrebbero risolti con un minimo di spazi per sostare, ammirare, fotografare, spazi qualificanti e liberi dalle recinzioni e dai manufatti precari, che compromettono la vista sul paesaggio. Sarebbe un piccolo passo in più verso il mantenimento e la valorizzazione.
scritto da Carlo Testana |
Per la rubrica Centri Storici – Numero 96 novembre 2010