MARINO una ricca signora antica che richiede una maggiore attenzione…

MARINO

Una ricca signora antica che richiede una maggiore attenzione…

Un insediamento allungato, attraversato da una spina centrale (corso Trieste e via Cavour) che lo mette in comunicazione con il sistema dei Castelli Romani: si ha l’idea percorrendola – in salita o in discesa a seconda da dove si imbocca – di attraversare un “ventre” aperto in cui penetrano luce e vita. La gente che cammina, le auto che si muovono, i vicoli che si attanagliano al corso con le scalette e i panni stesi; l’idea è di movimento, di un contesto urbano vivace che fa ben trasparire le sue dimensioni abitative (circa 38.000 abitanti) e il suo ruolo centrale nel sistema dei Castelli Romani.
Una popolazione in incremento continuo dal 1861, ha cominciato a vedere un momento di rallentamento nel 2001; la presenza di stranieri, per circa un 4% dei residenti, è in linea con i livelli di consistenza che si registrano sul territorio provinciale.
Lungo l’asse di attraversamento – la vecchia Strada Larga (attualmente corso Trieste) realizzata verso la metà del 1600 per iniziativa del Cardinale Girolamo Colonna in concomitanza con la costruzione della Basilica di S. Barnaba – emergono alcuni significativi nodi, costituiti da altrettante piazze, che tendono a significare la consistenza di un agglomerato urbano rilevante.
La prima, provenendo dalla Statale 216, è la piazza Matteotti, dove trova posto la seicentesca Fontana dei Quattro Mori, progettata da Pompeo Castiglia nei primi anni del 1600, dalla quale durante l’annuale Sagra dell’Uva, principale festa del paese istituita dal 1924, sgorga vino anziché acqua.
Sulla piazza emergono visibilmente le torri che restano dell’antica Rocca dei Frangipane: incluse e circondate da nuovi edifici mostrano, con forza, la loro parte alta – quella consentita dal fatale abbraccio con il moderno – a mo’ di sentinella della storia della città.
Scendendo, si incontra il nodo centrale, il nodo delle grandi dimensioni che comandano sul tessuto minuto dell’abitato, costituito da due piazze: piazza Lepanto, che mostra da un lato l’imponente palazzo Colonna (costruzione iniziata nel 1532 dal Sangallo), in parte occupato dalla sede del Municipio, e piazza S. Barnaba, dominata dalla significativa mole del Duomo, con affaccio sulla campagna circostante.
L’ultimo nodo è costituito dalla bellissima piazza Garibaldi, che un tempo ospitava il mercato; un giardino centrale fiancheggiato ai lati da due chiese – la chiesa del Rosario e quella della Madonna delle Grazie – con annessi conventi, uno dei quali è stato trasformato in ostello della gioventù.
Questa testata di corso Trieste assume il ruolo di momento di rarefazione e sembra fare da controcanto a piazza Matteotti, quasi a rimarginare, insieme, la ferita inferta alla continuità della spina dal potente nodo centrale. Il traffico si rarefà, dominano i pedoni e la fontana immersa nel verde insiste a segnare la logica centrale della piazza che, con le scale che la attanagliano ai fianchi, completa lentamente il percorso della Strada Larga, quasi a voler riassorbire la velocità consentita dal tratto centrale.
Si percepisce la ricchezza del patrimonio, come quella di una signora antica, infranta, però, da una trascuratezza che sembrerebbe richiedere una maggiore attenzione per la manutenzione urbana sia per l’edilizia privata che per alcuni luoghi di interesse pubblico, come i portali dell’antico giardino e il vasto belvedere della piazza della stazione, dal cui affaccio emerge l’affascinante muraglia delle cave di tufo, ormai improduttive, assediate dai moderni edifici che, disposti a spina, ne seguono l’andamento planimetrico.
Si ha la sensazione che questo patrimonio meriterebbe di più per poter esplicare appieno il suo valore e le sue potenzialità. Alcuni lavori di riqualificazione sono in corso. Tra essi, quella del sistema commerciale, soprattutto della via principale – che appare di scarsa qualità, sia come offerta di prodotti che come strutture (insegne, vetrine, ecc.) – potrebbe costituire un punto di appoggio importante per l’avvio di operazioni di rinnovo urbano.

scritto da Manuela Ricci |

Per la rubrica Centri Storici – Numero 70 aprile 2008
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